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Parlando della prosperità della Sicilia nel periodo di Timoleonte e in quello immediatamente successivo, Diodoro ricorda gli edifìci più importanti allora costruiti a Siracusa: tra questi cita due monumenti dovuti a Ierone II: l’Olympieion presso l’agorà e l’altare presso il teatro, che era lungo uno stadio e alto e largo in proporzione. Siamo così in grado di identificare senza possibilità di dubbio l’Ara di Ierone II nel lunghissimo basamento, del quale rimane quasi solo la parte intagliata nella roccia, ancora visibile circa 100 m a sud-est del teatro. Si tratta di un nucleo ricavato dalla roccia (la parte costruita fu demolita dagli Spagnoli nel XVI secolo) lungo 198,40 m, misura che corrisponde approssimativamente alla lunghezza di uno stadio olimpico (192 m), confermando così l’affermazione di Diodoro. La larghezza massima era quella della testata nord (22,60 m), che costituiva uno dei due ingressi (insieme all’opposta testata sud) alla piattaforma superiore. L’ingresso della rampa nord era fiancheggiato da due telamoni: restano i piedi di quello di destra. È possibile che all’altare appartenga anche la statua di satiro, anch’essa con funzione di telamone, trovata nei paraggi e conservata al museo di Siracusa (non è escluso però che essa appartenga al teatro, come l’altra rappresentante una menade.
L’ampia piazza a ovest dell’altare era circondata su tre lati da un portico allungato, costituito da 14 colonne sui lati brevi e da 64 sul lato lungo; questo era interrotto al centro da un propileo. In mezzo alla piazza era una grande vasca, con al centro un basamento, probabilmente destinato a sostenere una statua. Un canale di drenaggio costruito in blocchi si distacca dalla vasca, attraversando il portico. Numerose cavità sulla superfìcie del piazzale erano probabilmente destinate a ospitare alberi: l’area era dunque occupata da un giardino. Il portico, che sostituisce una più antica strada incassata nella roccia (nella quale erano ricavate numerose nicchie votive), fu aggiunto all’altare in un secondo tempo (forse in età augustea). Ignoriamo a quale divinità fosse dedicato l’altare, che è il più grande conosciuto del mondo greco. Si è pensato a Zeus Eleutherios (« liberatore »), al quale, dopo l’espulsione nel 466 dell’ultimo dei Dinomenidi, Trasibulo, fu dedicata una statua colossale, in onore del quale veniva celebrata la festa delle Eleutheria, con il sacrifìcio di 450 tori (Diodoro, XI 72, 2): le dimensioni del sacrifìcio spiegherebbero quelle dell’Ara.