ANFITEATRO ROMANO

Sì accede all’anfiteatro tramite un viale che attraversa un giardino, partendo dal piazzale antistante la chiesa di S. Nicolo Lungo il viale sono disposti numerosi sarcofagi in pietra, provenienti dalle necropoli di Siracusane di Megara Iblea. L’edifìcio è orientato obliquamente rispetto al teatro, che si adegua all’orientamento della Neapolis. Come l’Ara di Ierone (con una leggera declinazione rispetto a questa) l’anfiteatro sembra allinearsi in conformità all’impianto di Acradina, in senso nord-ovest/sud-est; probabilmente esso era condizionato da vie più antiche, provenienti da sud, dove infatti si trovava l’ingresso principale. L’anfiteatro era in gran parte scavato nella roccia, se si esclude il lato sud. La parte alta, di cui non resta praticamente nulla, era invece costruita. Le dimensioni sono ragguardevoli (140×119 m), superiori a quelle degli altri due anfiteatri siciliani (Catania e Termini Imerese).
L’arena è chiusa tutt’intorno da un alto podio, dietro il quale corre un corridoio anulare coperto a volta (crypta). Su di questo poggia la prima serie di gradini, destinata agli spettatori di riguardo, i cui nomi erano iscritti, in corrispondenza dei posti loro assegnati, sulla balaustra marmorea del parapetto (alcune di queste iscrizioni, di epoca  tarda III -IV secolo sono ancora conservate sul posto). Seguiva, dopo un corridoio,  l’ima cavea, la sola in parte conservata, mentre della media cavea  e della summa cavea  restano solo le fondazioni. L’anello superiore si concludeva con un portico, alcune colonne del quale sono conservate ai piedi del podio. Un complesso sistema di gradinate permetteva di accedere ai vari ordini di posti. Due grandi corridoi, con rami laterali, davano accesso all’arena (69,80×31,60), al centro della quale è scavato un ampio sotterraneo (15,50×8,70, profondità m 2,50), in origine coperto da un impiantito ligneo, nel quale si entrava da un corridoio proveniente da sud: si trattava di un sotterraneo utilizzato per i macchinari destinati agli spettacoli, di un tipo che si ritrova in tutti gli anfiteatri minori, non dotati, come il Colosseo, di sotterranei più ampi e complessi.
Verso l’ingresso meridionale,.il principale, convergeva l’importante asse viario che divideva l’Acradina dalla. Neapolis, e che si concludeva poco prima dell’anfiteatro, con un arco onorario di età augustea, del quale si sono trovati i basamenti. “Dal piazzale antistante si scendeva verso l’ingresso sud tramite un sistema di ampie scalee: a nord di queste sono i resti di una grande fontana, contemporanea all’anfiteatro. L’approvvigionamento idrico era ga- rantito da una grande cisterna a tre navate su pilastri, ancora conservata sotto la vicina chiesa di S. Nicolo.
La cronologia dell’edifìcio è stata discussa, ma non vi è dubbio che esso sia stato realizzato subito dopo la deduzione della colonia augustea, negli ultimi decenni del I sec. a. C. Ciò risulta dalla tecnica edilizia (che utilizza l’opera reticolata, e archi a conci piuttosto allungati) e da un frammento della grande iscrizione dedicatoria, dai bei caratteri augustei, che menziona uno dei magistrati realizzatori dell’edifìcio, un Betilieno che, a giudicare dal nome, dovrebbe essere originario di Alatri. Valerio Massimo ricorda uno spettacolo gladiatorio avvenuto a Siracusa (certamente nell’anfiteatro) e l’importanza di questi munera gladiatori per la città è confermata da un senatoconsulto emanato sotto Nerone, nel 58 d. C., che autorizzava i Siracusani a superare il numero di gladiatori normalmente permesso .

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Redazione